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Diario di una sfollata

Autore : 
BELLI Nanda
Racconto raccolto da Patrizia Gabrielli
Edizione critica, presentazione e note di Patrizia Gabrielli

Nanda Belli è nata a Badia Prataglia, in provincia di Arezzo, nel 1929. Ha conseguito la licenza elementare. Casalinga. Il diario manoscritto è giunto all’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano il 1° marzo 1988

Sarsina 11-9-44

Ho cominciato tanti diari ma non ne ho finito nemmeno uno ma forse perché non avevo niente da dire, ma da venti giorni fa1Interferenza tra due distinte strutture: « da venti giorni » e « venti giorni fa »: secondo la norma linguistica l’uso dell’una esclude l’altra. sono successe tante cose che gli argomenti certamente non mancano. Siamo tutti qui a Sarsina sfollati2Sarsina: città in provincia di Forlì-Cesena.. Bisogna però tornare indietro di alcuni giorni precisamente il 29 agosto.

Eravamo tutti in casa la mattina e nessuno di noi si aspettava certamente cosa doveva succedere dopo poche ore.

Già erano corse per il paese delle voci di sfollamento ma nessuno naturalmente le prendeva sul serio.

Anzi, la sera prima un tedesco mi aveva detto – Badia, tutti civili partire3Badia Prataglia paese della provincia di Arezzo nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Facciamo notare che Nanda Belli non usa né i due punti, né le virgolette per evidenziare il discorso diretto. Questo è sempre introdotto (e talvolta chiuso) da un trattino. – ma io l’avevo preso per scherzo e non ci pensai più[.] A un dato punto si affacciò alla finestra Gigi Rossi e disse – Oggi alle 2 tutti in chiesa che bisogna partire.

In quel momento incominciarono a suonare le campane a morto. Cosa ci prese in quell’istante a tutti non è [facile] da esprimere. Chi piangeva chi gridava. Avevano tutti perso la testa. Alla meglio si radunò un po’ di roba necessaria e alle 2 ci si trovò tutti in piazza della chiesa.

Una confusione da non si dire. Pieno di bagagli e di gente dappertutto.

In mezzo alla piazza un tedesco [a] un tavolino che faceva i fogli di sfollamento. Destinazione per tutti, Sarsina.

Noi alla meglio si portarono i nostri pacchi in un cantuccio di chiesa.

Prima di noi c’erano stati altri sfollati di Serravalle e di Moggiona4Due località del Casentino in provincia di Arezzo., dunque immaginatevi come era ridotta la chiesa.

Paglia dappertutto, tutti gli altari spogli.

Unica cosa rimasta la Madonna all’altar Maggiore. Chi diceva che avremmo dovuto dormire in chiesa, chi diceva invece che la sera sarebbero arrivati dei camion per portarci via.

In chiesa, intanto, le famiglie cominciavano ad accomodarsi chi qua chi là.

Molti anche nella cripta.

Noi eravamo 17 perché venne con noi anche la famiglia del mio nonno e della mia zia Elisa. Fosse [per]5Frase ellittica e ambigua: qui il congiuntivo introduce forse il dubbio sulle cause del sonno o rimpiazza in modo inappropriato una concessiva. il caldo soffocante che era in chiesa o il chiasso[,] mi addormentai. Dormire in chiesa: non l’avrei mai pensato! Quando mi svegliai vidi la Silvia in un materasso che dormiva. Povera Silvia! Anche lei ammalata e doversi ridurre a dormire in terra. Il mio nonno era a sedere in una poltrona e guardava in qua e in là senza capirci niente dalla confusione. Anche lui a 88 anni e con una grande quantità di letti ridursi così. In quel momento dico che facevano compassione tutti ma in special modo lui. Verso le 7 arrivarono 3 camion, ma noi per essere sempre sciagurati si rimase a piedi.

I tedeschi dissero che i camion per quella sera non ne sarebbero arrivati più e dunque bisognava dormire in chiesa. Si mangiò un po’ ma nessuno ne aveva voglia.

Pensavamo tutti alle nostre case, lasciate in balìa dei tedeschi[,] e a questo pensiero piangevamo tutti. Diversa gente era partita con i camion ma la chiesa era ugualmente gremita. Finché fu giorno ci si fece tutti un po’ più di coraggio ma quando si fece buio la tristezza più forte venne in tutti. Il prete accese due candele e la scena divenne ancora più dolorosa.

Si vedevano bambini e donne addormentati nella paglia. Altri bambini piangevano e qualcuno di questi durò6Durare, nel senso di continuare. tutta la notte di piangere.

Uno spettacolo che mi rimarrà sempre impresso nella mente. La Madonna di lassù dall’altare pareva proteggesse tutti.

Ad un tratto comparve Don Ettore, tutti ci sentimmo un po’ sollevati alla vista del nostro buon parroco.

Buono davvero, perché lui, se voleva, si poteva salvare andando a Camaldoli7Camaldoli: eremo e monastero dell’XI secolo nel versante appenninico del Casentino. e poteva ritornare prima dalla sua famiglia ad Arezzo, invece preferì venire con noi.

Don Ettore incominciò il Rosario e dopo finito disse delle buone parole a tutti. Raccomandò di avere pazienza, di sopportare tutto, che forse un giorno saremmo tornati tutti alle nostre case, tante altre buone parole.

Si finì con il cantico di «Bella mia speranza» che commosse tutti[,] perché questa laude alla Madonna è stata cantata da noi sempre nelle ore più belle e nelle feste più grandi.

La mattina dopo, giorno 30, la trascorsi sempre distesa nella paglia a dormire. Nel pomeriggio venne la notizia che la sera sarebbero arrivati dei camion per portarci via tutti, finalmente.

Finalmente, dico, perché non era possibile restare in chiesa un altro giorno, tanto era caldo e c’era tanto cattivo odore[.] Verso le cinque, mentre eravamo tutti in piazza in attesa dei camion[,] che secondo i tedeschi dovevano arrivare verso quell’ora, un colpo tremendo ci fece sobbalzare tutti. Urla, pianti ricominciarono da tutte le parti. L’interprete tedesco comparve lì e dopo aver ottenuto un po’ di silenzio disse – Spara il cannone tedesco che è qui alla pensione Giardino. Per ora non c’è pericolo, ma in ogni modo andate tutti in chiesa e state lì.

Avevano piazzato una batteria nel prato della pensione Giardino e tiravano in giù. Come aveva detto l’interprete tedesco per ora non c’era pericolo. Per ora.

Ma se cominciava a rispondere quello inglese era un affare brutto.

Ad ogni nuovo colpo di partenza erano nuovi gridi e pianti. L’interprete si affannava a dire –Spara il cannone tedesco, non abbiate paura – e così trascorsero diverse ore.

I camion che non erano arrivati il giorno dovevano arrivare la notte.

Alla meglio si caricò in un camion il mio nonno e il mio zio Egisto, che partirono. Noi tutti si rimase decidendo di partire la mattina dopo a piedi, meno la Silvia e la zia Bianca che sarebbero partite la mattina dopo con un camion. Intanto, siccome il cannone da un’ora circa aveva smesso di tirare, la gente8Sostantivo femminile singolare ma con valore collettivo, per cui la testimone lo tratta come un plurale: le persone. erano tornati tutti fuori. Erano circa le 11 quando si sentì un colpo più forte degli altri, e che fece tremare tutto.

Era già il cannone inglese che aveva intercettato la batteria tedesca.

I soldati tedeschi intanto spingevano tutta la gente che erano fuori dentro la chiesa e di lì, dentro la cripta. Che nottata che si passò! La cripta era piena zeppa di gente. Un caldo, un cattivo odore, da levare addirittura il respiro.

E ogni dieci minuti l’interprete tedesco diceva – Attenzione! Arriva un nuovo colpo – e giù uno schianto tremendo che faceva tremare tutto!

Non ci si poteva nemmeno appoggiare in qualche posto. Dappertutto ragazzi che dormivano messi per tutti i versi. Era addirittura impossibile muovere un passo.

Tre volte Don Ettore ci dette la benedizione e ci fece recitare l’atto di dolore perché da un momento all’altro c’era caso di sentirsi rovinare la chiesa addosso.

Questo per fortuna non successe e come dio volle quella tremenda nottata finì.

Ma si vede che non a noi tutti fu concesso di vedere il giorno.

Un uomo, essendo uscito fuori un momento[,] fu preso da una granata alla cantonata della chiesa e rimase tutto sfracellato.

Fu involtato alla meglio in una coperta e portato al Camposanto così.

Verso le 6 ci si rimise tutti in cammino carichi come ciuchi.

Io dico sempre – In vita mia ne passerò certamente di brutte, ma brutta come quella di lasciare la casa, così, come abbiamo fatto noi, non ce ne sarà altre.

Passando davanti a casa mia non potei che guardare di sfuggita la finestra della mia camera. I tedeschi che ci accompagnavano si raccomandavano che si facesse presto. Che cosa si patì dalla Badia a Bagno non si può dire. Ci fecero passare per una strada che non finiva mai, e poi [eravamo] così carichi!

Come Dio volle si arrivò a Bagno9Bagno di Romagna: centro in provincia di Forlì-Cesena., si fece una fermatina e dopo un po’ si ripartì per S. Piero10S. Piero: frazione di Bagno di Romagna.. I tedeschi ci portarono in una stanza della sede del Fascio, piena, con poco rispetto, di pulci, di pidocchi e di qualch’altra cosa.

A furia di stratagemmi e per mezzo di un Maresciallo che stava in casa mia si poté uscire di lì e andare in una casa trovata per caso. Ci si accomodò alla meglio e ci siamo stati 8 giorni. Quando si cominciava a star bene, non dico come a casa, ma discretamente, ecco di nuovo l’ordine di partire. Abbiamo caricato tutta la roba in un carretto e noi a piedi[,] e dopo 20 chilometri siamo arrivati a Sarsina.

Abbiamo trovato una bella casa e stiamo bene. Certo che il pensiero della nostra casa e della nostra cara Badia non ci lascia un solo momento. Speriamo di tornarci presto, perché a dormire nella paglia non va bene.

A casa credo che se ci ritroviamo i muri sia troppa grazia perché dice che i tedeschi hanno fatto man bassa.

A me basta di ritornare alla Badia, benché per ora non se ne parli nemmeno. Si aveva la speranza che gli inglesi venissero dalla parte di Rimini ma per ora sono speranze vane.

Speriamo che non ci mandino via anche da qui.

12-9-44

Sono già sei giorni che siamo a Sarsina. La casa che abbiamo trovata è anche troppo bella per [degli] sfollati.

Sarsina non è bella. Levata11«Levata la piazza...» significa «eccetto la piazza...» la piazza con il Duomo che è un po’ passabile, il resto non è niente. Certe vie buie e sudice che proprio non vanno giù. Noi siamo in piazza.

Oggi sono stata quasi sempre a letto perché mi sentivo male. Pochi minuti fa abbiamo avuta una bella mitragliata dagli aeroplani.

Ora incominciano anche quelli.

13-9-44

Come è brutta la Romagna! Alle volte guardandola dalla finestra mi viene fatto di pensare all’Abissinia.

Sfido io! Un posto così brullo, con poco o niente di piante, dove batte sempre il sole!

Oggi guardando il panorama pensavo alla differenza dei nostri posti e questi. Là tante piante, tanto verde, e qui niente, tutto unito. Speriamo di tornare presto alla Badia perché ora incomincio ad averne proprio voglia. Alle volte penso – Tornare alla Badia e non trovare più la casa è troppo brutto. Sarebbe meglio restare qui, che tornare là e non trovarci più niente.

Ma poi mi vengono in mente tante cose del mio caro paese che non vedo l’ora di ritornarci. Le notizie di oggi sono un po’ più consolanti. Gli inglesi vengono piano, ma vengono.

Si spicciassero, almeno!

14-9-44

Oggi ho fatto una bella girata12Termine che significa «passeggiata, giro». con la Fina, la Mara e la Lucia.

Siamo andate a Tezzo13Tezzo: frazione di Bagno di Romagna. a trovare i badiani. Siamo partite alle 2.

Abbiamo fatto un pezzo di strada con una ragazza e una signora che andavano anche loro a Tezzo. Poi noi siamo rimaste indietro e loro sono andate tanto avanti di modo che non si hanno potute più raggiungere. Abbiamo proseguito da sole.

Dopo un altro tratto di strada abbastanza lungo ci siamo sentite chiamare.

Erano le sarte napoletane, la Nini e la Concettina. Ci hanno fatto molta festa. È venuto anche il suo babbo con una treggia14Carro agricolo trainato dai buoi: una specie di slitta che al posto delle ruote ha due lunghe aste ricavate da tronchi d’albero ed è munita di una cesta rettangolare di vimini larga e bassa. e con loro siamo andate a Tezzo. Ci sono due o tre case di contadini e accanto a quelle la chiesa con la casa del prete. Ci siamo messe a sedere in un muricciolo sotto un albero. La Concettina ha portato fuori alcune seggiole mentre la Nini gettava dalla finestra un altro seggiolino di quelli pieghevoli. Davanti a noi c’era la casa del contadino, a destra una rivendita di tabacchi, dalla quale usciva un odore di concio15Odore di letame. da tapparsi il naso, la casa del prete, piccola con le persiane verdi, e attaccata a quella, la chiesa, piccola anch’essa. A sinistra un’altra casa alle finestre della quale erano tanti garofani rossi. Nel cortile erano diverse galline e pulcini che becchettavano qua e là[.] Un panorama fatto di poderi e di case sparse dappertutto. Bello, ma sempre la solita Romagna, brulla e soleggiata.

Le napoletane si sono accomodate abbastanza bene [a Tezzo].

Siamo state circa un quarto d’ora a sedere e a ragionare del più e del meno con i contadini e con le sarte, delle quali era venuta anche la più piccina[,] la Giulia[,] che ha male a una mano. È venuta anche la Bona del Braccini con un giovanotto.

La Bona sta in un podere più sotto a quello delle sarte con la sua mamma.

Siccome ci si era trattenute un po’ troppo ci siamo alzate per andare[,] e ci siamo fermate una volta ancora a guardare una contadina che dava il latte a 12 maialini nati da pochi giorni. Erano piccini piccini.

Abbiamo fatto un altro po’ di strada insieme alla Giulia che è voluta venire ad accompagnarci un po’ e a quel giovanotto. Siamo arrivate al podere dove sta la Nora della Nasta[.] Ho detto tra me – Si incomincia a vedere un po’ di badiani[,] perché in fin dei conti le sarte non sono di Badia.

Abbiamo incontrato la Nora che andava a lavare e l’Enrica con una cittina16Cittina, diminutivo di «citta», termine dialettale per «bambina». al collo. Lì però non ci siamo fermate perché si aveva fretta di arrivare dove stavano gli altri, cioè la zia Enrichetta e Lisio Zani. La Giulia con quel giovanotto e con la Marisa ci hanno accompagnato un po’ e poi sono tornate indietro. Siamo andate sole.

Poco distante c’era un altro podere.

Siamo andati verso là per domandare se lì stavano [degli] sfollati.

Nel cortile c’era una ragazza che spezzava dei pomodori e una vecchia che li passava allo staccio. Abbiamo domandato – Ci sono degli sfollati qui?

Hanno risposto [di sì].

[Abbiamo domandato] – Come si chiamano?

[Hanno risposto] – Zani.

Alla parola Zani abbiamo sentito aprire una finestra e si sono affacciati Carlo e la Marcella e la Renata. – La Mara, la Nanda, la Fina e la Lucia! – abbiamo sentito gridare.

E subito uno scalpiccio giù per le scale.

Ci siamo abbracciati e baciati tutti. Mi ha fatto un po’ di effetto a rivedere Carlo e la Marcella. La Renata no perché l’avevo rivista a Sarsina.

Siamo andati tutti insieme alla casa dove sta la Maria Luisa.

Ci siamo fermati. Abbiamo fatto merenda e una scorpacciata di uva e di fichi.

Ci hanno detto di ritornare domenica a otto17La domenica successiva, una settimana dopo., perché se Don Ettore è guarito ci sarà una festa. Giancarlo suonerà la fisarmonica. Io ci vado molto volentieri ma di qui a domenica a otto non si sarà tornati a casa nostra?

15-9-44

Oggi ancora un’altra girata. Sono stata con la Fina, la zia Lisa e la Berta a Mercato Saraceno, distante da qui 8 chilometri. Sono andata per comprarmi le scarpe, ma disgraziatamente non le ho trovate. Mercato è un bel paesino, specie dove sono tutte quelle belle ville nuove. Di lì si vede anche il colle di Paderno dove è la tomba di Sandro Mussolini18Sandro era figlio di Arnaldo Mussolini, fratello di Benito..

La Berta si è fatta la permanente.

16-9-44

Oggi niente di nuovo da nessuna parte. Sono stata tutto il giorno in casa senza far niente.

17-9-44

Sono condannata a non uscire più di casa per mancanza di scarpe. I sandali bianchi che ho ora si sono tutti rotti e dunque bisogna star qui.

Mi consolo stando un po’ alla finestra a vedere il passeggio, ma anche a stare alla finestra viene a noia.

Bisogna che studi il modo di passare le giornate annoiandomi un po’ meno.

18-9-44

Niente di nuovo, solo una grande noia per non poter uscire di casa.

19-9-44

Anche oggi è stata una giornata noiosissima. Sfido io! Anche oggi senza andare fuori per niente!! Le notizie di oggi sono poco belle. Quei cacalocchi19Espressione popolare scherzosa che significa: persona paurosa, «cacasotto». degli inglesi sono tornati indietro di due chilometri dalla parte di Rimini. Io ormai sono più che convinta che bisogna passare l’inverno qui.

Stamani però il segretario ha detto che forse fanno sfollare anche Sarsina. Speriamo che non sia vero, sennò sarebbe un bel pasticcio!

20-9-44

Oggi nel pomeriggio sono finalmente andata fuori. Siccome ho accomodato alla meglio i sandali, sono andata a spasso con la Mara, la Berta, la Fina e la mia mamma. Siamo andate al Camposanto ma era chiuso e poi una donna ci ha detto che dentro c’era un tedesco morto, ammazzato dai ribelli stamani. Allora siamo tornate indietro.

Però anche i ribelli fanno schifo nel vero senso della parola. Anche stamani, come ho già detto, hanno ammazzato un tedesco e ferito un altro. Se a fare così risolvessero la situazione!!

Quello che hanno ammazzato poteva essere un povero soldato, che non avrà visto l’ora di ritornare a casa sua.

Dopo la visita al camposanto siamo andate da una donna a sentire se ci dava un po’ di foglia di granturco per dormire. Ha detto che si ritorni domani, perché oggi era molla20«Molla» termine dialettale per «bagnata»..

Lì davanti a quella casa c’erano molti soldati con i cavalli, ma dice che stasera sono partiti tutti21Ovvero, circola voce che stasera partiranno tutti.. Sarebbe segno buono! Di già sono 22 giorni che siamo venuti via dalla Badia. Come passa il tempo!

21-9-44

Una bella notizia, se è vera. Pare che abbiano preso Rimini. Un partigiano lo ha detto alla Berta, e un altro uomo alla zia Bianca. Speriamo che sia vero, così tra pochi giorni si va tutti a casa nostra.

22-9-44

Ieri sera pareva che di Rimini non fosse vero. Ma oggi è tornata la Berta che ha sentito la radio, ha detto che la notizia è sicura. Qui in casa di già fanno tutti i propositi – Io vado a piedi. Io vado via in tutti i modi ecc. ecc.

Ma io ancora non ci credo tanto e non mi voglio illudere. Ormai me ne hanno fatte credere tante, che non mi fido più di nessuno. Basta. Se è vero, bene. Se non è vero, bisogna avere pazienza. Oggi sono andata a un podere a prendere l’uva.

23–9–44

Stamani è venuta la voce che oggi fanno saltare il ponte di qui[,] di Sarsina. Dunque sarebbe segno che dei tedeschi di là[,] non ce ne sono più.

Poco fa è venuto il marito della Lidia e ha detto che ha saputo che alla Badia le case sono tutte in piedi, ma i tedeschi non ci hanno lasciato niente di niente. Ha detto anche che gli inglesi sono vicini a Cesena.

Bisogna vedere se è vero. Dicono anche che stamani hanno fatto saltare la centrale elettrica a Quarto. Dunque, niente luce.

I nostri «camerati» pochi minuti fa hanno dato prova del loro cameratismo. Erano tutti qui sotto gli archi con una massa di sacchi militari. Ad un tratto hanno incominciato a vuotarli.

Io ero alla finestra con la Berta. Si credeva che facessero per cercare qualche cosa, ma invece non è stato così.

Hanno cominciato a levare molta roba militare. Giacche, calzoni, caricatori, ecc. e poi lenzuoli, lana, tovaglie, coperte e persino delle tovaglie da altari bellissime. Mettevano tutta una massa da una parte. Tutta roba rubata naturalmente. Si credeva che la portassero via, o che almeno la lasciassero lì, quando ci è preso un accidente! Davano fuoco a tutto! Diverse donne si sono avvicinate con intenzione di salvare qualche cosa, tanto la bruciavano.

Un tedesco con tanto di bastone si è avvicinato e gli ha fatto posare tutto.

Hanno preferito bruciare tutto, piuttosto di darlo alla gente. Vigliacchi!

Vedere tutta quella bella roba che bruciava e pensare che fra pochi giorni non avremo di che cosa vestirci.

E di tutto questo si può ringraziare quel testone... non mi voglio spiegare tanto, ma se Dio vuole perdono la guerra!

25-9-44

Stanotte hanno fatto saltare i ponti. Sono stata a vedere con lo zio Pietro. Un rovinio da fare paura. Domani se Dio vuole si prova ad andare a casa... La Mariangiola ha portato ora una brutta notizia.

Lassù a Ronchio è morta l’Albertina. Povera citta! Gli è preso il tifo e in due giorni se ne è andata.

Mi pareva impossibile che si ritornasse tutti alla Badia!

  • 1. Interferenza tra due distinte strutture: « da venti giorni » e « venti giorni fa »: secondo la norma linguistica l’uso dell’una esclude l’altra.
  • 2. Sarsina: città in provincia di Forlì-Cesena.
  • 3. Badia Prataglia paese della provincia di Arezzo nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Facciamo notare che Nanda Belli non usa né i due punti, né le virgolette per evidenziare il discorso diretto. Questo è sempre introdotto (e talvolta chiuso) da un trattino.
  • 4. Due località del Casentino in provincia di Arezzo.
  • 5. Frase ellittica e ambigua: qui il congiuntivo introduce forse il dubbio sulle cause del sonno o rimpiazza in modo inappropriato una concessiva.
  • 6. Durare, nel senso di continuare.
  • 7. Camaldoli: eremo e monastero dell’XI secolo nel versante appenninico del Casentino.
  • 8. Sostantivo femminile singolare ma con valore collettivo, per cui la testimone lo tratta come un plurale: le persone.
  • 9. Bagno di Romagna: centro in provincia di Forlì-Cesena.
  • 10. S. Piero: frazione di Bagno di Romagna.
  • 11. «Levata la piazza...» significa «eccetto la piazza...»
  • 12. Termine che significa «passeggiata, giro».
  • 13. Tezzo: frazione di Bagno di Romagna.
  • 14. Carro agricolo trainato dai buoi: una specie di slitta che al posto delle ruote ha due lunghe aste ricavate da tronchi d’albero ed è munita di una cesta rettangolare di vimini larga e bassa.
  • 15. Odore di letame.
  • 16. Cittina, diminutivo di «citta», termine dialettale per «bambina».
  • 17. La domenica successiva, una settimana dopo.
  • 18. Sandro era figlio di Arnaldo Mussolini, fratello di Benito.
  • 19. Espressione popolare scherzosa che significa: persona paurosa, «cacasotto».
  • 20. «Molla» termine dialettale per «bagnata».
  • 21. Ovvero, circola voce che stasera partiranno tutti.
Numero di catalogo:
  • Numéro: XX002
  • Lieu: Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, Arezzo, Toscane
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